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La cognata pt.1


di tongue81
01.09.2022    |    75.620    |    17 9.8
"" Pertanto, accettai l'offerta di buon grado e mi sedetti sul divano, osservando il simpatico lampadario che illuminava l'ambiente living, poi..."
"Ci, ti prego... Lo so che domani mattina è sabato e vorresti fare altro ma Stefy ha davvero bisogno di una mano a sistemare quella libreria!"
"Inutile che mi vezzeggi chiamandomi CI... Non può andare tuo padre?"
"Lo sai che papà è un imbranato! Farebbe solo danni... Ti prometto che non ti pentirai di essere stato tanto generoso!"

Mia moglie concluse la frase facendomi l'occhiolino e, come al solito, riuscì a scatenare la consueta tempesta ormonale, stroncata sul nascere dall'arrivo fragoroso dei gemelli che invasero il lettone che da troppo tempo era diventato solo il luogo dove riprendersi dalle fatiche di tutti i giorni.

Il mattino seguente, dopo essermi rasato, lavato e vestito, diedi un bacio ai piccoli e un altro alla consorte, strappandole la mezza promessa di lasciare nel pomeriggio i gemelli ai nonni per goderci un po' di intimità.

Arrivato sotto casa di mia cognata, la vidi intenta a scaricare buste e pacchetti dal cofano della sua auto: "Dottoressa, ha bisogno di una mano?"

Stefania mi diede un bacio sulla guancia e mi regalo uno dei suoi grandi e solari sorrisi. Arrivati dentro l'appartamento, sistemammo la spesa e stipammo gli scatoli nel piccolo ripostiglio. "Anto, vengo a darti una mano tra 5 minuti, il tempo di cambiarmi ed indossare abiti più comodi. Se vuoi, in frigo c'è un residuo di spremuta di arance."

Pertanto, accettai l'offerta di buon grado e mi sedetti sul divano, osservando il simpatico lampadario che illuminava l'ambiente living, poi continuando a scorrere l'ambiente circostante, rimasi catturato dall'immagine riflessa negli specchi del corridoio.

Incautamente e involontariamente, Stefania aveva lasciato aperta la porta della camera da letto, che veniva completamente riflessa nei suddetti specchi; vidi mia cognata lasciare cadere in terra il vestito e rimanere in intimo e autoreggenti, accomodarsi sul letto per liberare le gambe affusolate ed infine piegarsi in avanti alla ricerca degli abiti da casa.
Ovviamente, la vista di una bella ragazza poco più che trentenne, in splendida forma, con un culetto tonico a mandolino e un seno non grande ma di dimensioni sodisfacenti aveva scatenato un'erezione immediata, specie considerando la scarsa attività sessuale degli ultimi tre anni.

Forse, mentre sollevava la zip della felpa, anche lei si rese conto dello spettacolo che mi aveva pocanzi offerto ed entrò nella stanza con aria imbarazzata ma lanciando uno sguardo in direzione del mio pisello. "Anto, scusami ma non mi ero resa conto che...".
Affettuosamente, la interruppi, dicendole che, in fin dei conti, l'avevo vista a mare indossare costumi altrettanto succinti e chiusi l'argomento con una battuta salace: "Però! Mi hai stupito: pensavo che, come tua sorella, avessi solo collant super coprenti, considerando quanto siete freddolose!"
"Ti sbagli di grosso. Li detesto i collant, li trovo orribili alla vista e scomodissimi da indossare, con quella fascia sopra la pancia. Sono almeno dieci che non ne compro un paio."

Superato il momento di imbarazzo, mi misi all'opera ma, a metà dell’opera, dovetti fermarmi per motivi di forza maggiore: "Stefy, vieni a vedere: mi devo fermare perchè i fisher che ti hanno dato sono troppo piccoli per sostenere il peso di questo mobile." A seguito di questa mia affermazione, mia cognata crollò psicologicamente, lasciandosi andare ad un pianto disperato, raccontandomi tutte le recenti disavventure e confessando che la rottura con il fidanzato storico, Umberto, era stata scatenata dalle continue scappatelle di lui con altri uomini, che si era sentita mortificata essendo solo una copertura per nascondere la sua omosessualità.

La consolai come un fratello maggiore, abbracciandola con tenerezza, rincuorandola sul futuro, la rasserenai affermando che Padre Tempo non aveva scalfito il suo fascino e la sua bellezza e, prima di congedarmi ma solo dopo aver constatato che si fosse tranquillizzata, le promisi che sarei tornato nel pomeriggio con il necessario per terminare il lavoro.

Tornai a casa, pranzai e giocai con i gemellini fin quando non crollarono per il sonno: riuscii a strappare un pompino rapido da mia moglie, che venne interrotto da due telefonate: la prima di mia suocera, che le comunico l’impossibilità di stare nelle ore successive con i gemelli, e la seconda di mia cognata Stefania, che, essendo uscita per una commissione imprevista, si offriva di passarmi a prendere per ultimare il lavoro interrotto.

All'orario stabilito, scesi di casa e salii nell'auto di mia cognata, che mi accolse con uno dei suoi soliti sorrisi smaglianti. Solo salendo le scale di casa sua, notai che Stefania aveva indossato abiti decisamente insoliti per andare a fare delle compere dell'ultimo secondo: il giubbino di pelle, corto e avvitato, veniva seguito da un trittico strepitoso, ovvero minigonna a portafoglio, calze a pois e stivali scamosciati con tacco medio.

Entrati in casa, lei si diresse in camera per cambiarsi mentre io, ingenuamente, iniziai a lavorare al montaggio della libreria, senza badare al fatto che stesse impiegando tanto tempo per un'operazione di pochi minuti; pertanto, anche con un filo di preoccupazione la chiamai e, non ricevendo alcuna risposta, scesi dalla scala puntando dritto verso la camera da letto.

Non appena misi a fuoco il famigerato specchio e essendosi sincerata di essere vista, Stefania iniziò lentamente a spogliarsi, facendo scivolare la gonna ai suoi piedi, effettuando una piroetta affinché potessi osservare il culetto sodo e all'insù incorniciato da un delizioso perizoma brasiliano rosso e dalle autoreggenti a pois ed assumendo pose volutamente maliziose, con il chiaro intento di attirare la mia attenzione.

E così fu: meccanicamente e senza alcun freno inibitorio, durante tutta la durata dello spettacolino, iniziai ad accarezzarmi il cazzo senza alcun pudore dandole il la per continuare lo spogliarello, dato che aveva indosso ancora il maglioncino.

Assalito dai sensi di colpa, approfittai di quel momento per fiondarmi nella stanza e, quando Stefania rimase con solo l'intimo indosso, mi trovò a pochi passi da lei.

"Volevi conferme? Eccole!" dissi indicando l'erezione ben visibile e, con tono rabbioso, continuai: "Adesso che vuoi fare? Sono il marito di tua sorella, il padre dei tuoi nipoti ma sono mesi che non riesco a fare l'amore con mia moglie, una volta a causa dei bambini, un'altra a causa dei nonni e un'altra ancora per chissà quale motivo. Amo Valentina, la desidero come 8 anni fa se non di più e questa tua provocazione mi fa salire il sangue al cervello!"

"Hai finito? Voglio solo essere scopata come si deve, senza dover essere etichettata come zoccola da uno sconosciuto che non conosce la mia storia. Tu sei la persona perfetta perché vuoi scopare quanto me e non hai nessun interesse a spiattellare a destra e a manca quello che sta succedendo." rispose con grande serenità e, mostrandomi il culo in modo seducente, aggiunse: "Credi che non mi sia mai accorta di quanto ti piace la mia pesca?".

Blackout celebrale: mi lanciai d'istinto sul suo sedere, affondando la mia faccia tra le natiche, risalendo con i palmi delle mani dalle caviglie fino al pube, dove trovai il perizoma già madido di umori.

"Mmmmmhhhh.....mhmmmmhhhhh..." mugolò facendo scivolare una mano dentro lo slip mentre l'altra era finita sulla mia nuca: "Sono la tua troia, fammi tutto ciò che vuoi...".

Per risposta affondai medio e anulare nella fica già bagnata e dilatata e, quando mi chiese se preferissi sfilarle il perizoma, risposi tra i denti: " Sei una troia? Sei la mia troia? Allora, non perdo tempo a spogliarti."

Con gli ormoni a mille, la feci accomodare sul letto, le abbassai il reggiseno da cui fecero capolino i capezzoli turgidi e continuai a penetrarla con le dita, fino a farle raggiungere l'orgasmo.

Portai il medio alla bocca e leccai tutti i suoi umori: "La prossima volta, ti leccherò la pucchiacca per bene... Ora non c'è tempo, devo svuotarmi le palle!"
"Quale prossima volta? Non ci sarà nessun..." Stoppai le sue parole infilandole il cazzo in bocca, nonostante avesse provato ad accennare una protesta per aver interrotto il suo discorso: "Succhia e basta. Vuoi essere la mia troia? E allora, succhiamelo per bene prima di farti sfondare! Non abbiamo troppo tempo per chiacchierare se non vogliamo destare sospetti!"

Annuì con gli occhi e iniziò a pompare con frenesia famelica, dimostrando che da ormai troppo tempo era stata trascurata da un uomo che la voleva al suo fianco solo per mascherare la propria omosessualità.
Nonostante le labbra sottili e nonostante avessi stampata nella mente l'immagine dei sorrisi dolcissimi e candidi di mia cognata convenni tra me e me che fosse una gran spompinatrice, molto più golosa di cazzo della sorella ma altrettanto esperta.

Appena mi resi conto di non poter resistere ancora a lungo, sfilai la verga dalle sue labbra, iniziai a giocare con i capezzoli e, dopo averla baciata con avidità, la girai prona mettendola a pecora; la osservai per qualche secondo, seguii le curve del suo corpo partendo dalle fossette della schiena fino al polpaccio, suscitando in mia cognata brividi di piacere, risalii fino alla natica e la schiaffeggiai con vigore più volte, finché non vidi la pelle d'alabastro colorarsi di rosso.

Mi posizionai dietro di lei e dopo averle accarezzato l'intera superficie del fondoschiena, la penetrai con decisione, facendola sobbalzare: "Non hai messo il preservativo!" mugolò cercando di sottrarsi alla penetrazione con scarsa convocazione e ricevendo una risposta laconica e prevedibile, ovvero che da anni non li utilizzavo più e che avrei fatto attenzione a non venirle dentro.

"Sssiiii....mmmmmhhhh.... Maaa seeei staaatoo soooolooo con Vaaaaleeee?"
Le risposi con un schiaffetto sul culo e incominciai a affondare il cazzo a ritmo compassato ma andando sempre più in profondità, afferrandole le tette: "Coomeee tii muooviii beeeneeee. Contiiinuaaaa, cooontinuaaaa!"

Tutto il mio corpo stava venendo progressivamente irrorato dal calore indotto dalla vagina di Stefania, sentivo le pareti uterine contrarsi sul mio bastone in modo sempre più frenetico e il suo respiro sempre più affannoso: "Che maialina.... quanto ti sta piacendo prenderlo a pecora? Da quanto tempo non avevi un uomo vero che ti riempisse la fica?"

"Strooonzooooo! Tiii staaaaaiii approoooofittaaaaando di tuaaa cognataaaaa! Seeeeeiiii uuunnn pooorcooooo!"
"Un porco che si ingroppa una porca!" e aumentai il ritmo della penetrazione gradualmente, fin quando non riecheggiò nella stanza lo schiocco delle mie palle contro le sue labbra vaginali.

All'aumentare del piacere, le cedettero prima le braccia e poi, dopo un orgasmo violento, anche le gambe: Stefania si ritrovò distesa, con la pancia schiacciata con il materasso e il viso contro la spalliera in pelle del letto, supplicandomi di venire: "Caaaaazzzzoooooo, caaaaaaaazzzzzzoooooo, miiiii sssssstaaaaaaiiiiii ssssssfooooondaaaaaaandooooooooo!!! Miiiiiiiiiiiiiiiiiiiii bruuuuuuuuuuuuuuuuuuuciiaaaaaaaaaaa la feessssssaaaaaaaaaaa!"

Tolsi le mani dalle tette e la presi per gli avambracci, continuando a penetrarla senza sosta, fin quando non avvertii nitidamente che le pulsazione del pene erano ormai giunte al culmine: "Girati, che ti voglio venire in faccia".
Stefania non mosse un muscolo, si limitò ad ansimare in preda agli spasmi di piacere ed ebbe bisogno di qualche secondo prima riuscire a girarsi.

Dopo un urlo liberatorio, versai un quantitativo eccezionale di sborra sul viso, sui capelli e sul seno di mia cognata, senza risparmiare la trapunta e la spalliera, lasciandomi cadere sul letto a coglioni ormai e finalmente svuotati.

Rimanemmo svariati minuti avvolti in un'atmosfera primordiale, intrisa dagli odori del sesso e dal sudore dei nostri corpi, fin quando mi alzai, indossai nuovamente i pantaloni e, come se nulla fosse successo, dissi: "Vado a finire di montare la libreria."
Arrivato sull'uscio della porta mi girai, guardai mia cognata ancora inondata di sperma e sibilai: "Sei una gran troia e non pensare che finisca qui."

[Continua]
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